Il kintsugi è una forma d’arte giapponese dove un vaso rotto viene fissato con una resina cosparsa di polvere d’oro. Una volta che la ceramica rotta viene risaldata l’oro si insinua nelle crepe fino a formare delle preziose e meravigliose suture!

Questa arte risale al 15 ° secolo: lo Shogun Ashikaga Yoshimasa aveva rotto la sua tazza da tè preferita e decise di inviarla in Cina per le riparazioni. Le riparazioni in quel periodo venivano effettuate con dei punti metallici per unire i pezzi rotti, per questo lo Shogun rimase molto deluso del risultato ottenuto!

Quindi ordinò ai suoi artigiani di fare una riparazione migliore. Allora i mastri vasai decisero di riempire le fessure con della resina laccata e oro in polvere.

La ceramica rotta divenne così un’opera d’arte! Lo Shogun aveva preso qualcosa di rotto e brutto e lo aveva trasformato in qualcosa di bello, unico e prezioso.

Da quel momento è nata una vera e propria tecnica artigianale di rottura e ricostruzione di ceramiche che con l’oro acquisiscono maggiore valore e vengono vendute ad un prezzo superiore grazie alla loro unicità!

 

La nostra cultura occidentale è molto distante da quella orientale: il valore del bello associato alla perfezione, a canoni estetici standard e predefiniti, la ricerca del nuovo, dell’innovazione, il vecchio da buttare da sostituire ecc, ecc…

In questo periodo mi sto accorgendo che ci sono dei minuscoli e fragili segnali che stanno portando alcuni a riflettere sull’importanza del recupero, della rinascita, del valore del’imperfezione, del diverso e dell’unicità!

Al di là degli innumerevoli luoghi comuni e demagogie sull’accettazione del cambiamento e del miglioramento personale, penso che le rotture possono essere utili se aggiustate con cura ed impreziosite con l’oro!

Il Kintsugi può insegnarci che la rottura di qualcosa non rappresenta la sua fine, ma l’occasione di una nuova, più matura e preziosa rinascita.

Imparare a riparare con cura in modo che da una crepa o imperfezione possa nascere una forma ancora maggiore di “bellezza” estetica e interiore.

Non nascondere la storia dell’oggetto, ma enfatizzarla tramite la riparazione, ci fa capire che ogni crepa è parte della storia dell’oggetto e, diventa più bello, proprio perché è stato rotto.

Quello che il Kintsugi ci insegna è che ogni esistenza, anche la più dolorosa e tormentata, può essere fonte di forza, e le cicatrici stesse, diventano bellezza da esibire con orgoglio.

L’unicità è il valore aggiunto di ogni oggetto e nell’individuo diventa assoluto!

Valorizzare noi stessi attraverso le nostre crepe anzichè nasconderle, rinascere anzichè buttarsi via è quello che possiamo prendere in prestito da questa meravigliosa tecnica orientale del Kintsugi!